venerdì 9 gennaio 2009

CHE DIRE........' E SOPRATUTTO ....CHE ...RISPOSTA?

OGGI MI E' STATO COMUNICATO CHE DA LUNEDI' SONO IN CASSA INTEGRAZIONE,INSIEME A TANTI ALTRI DELLO STABILIMENTO DOVE LAVORO,E INSIEMA A TANTI ALTRI DI ALTRE FABBRICHE,QUANDO ANNI FA' IN COMUNITA' SI PARLAVA DI STARE ALMENO VICINO A PERSONE CHE STAVANO NELLO STATO CHE IO MI TROVERO' DA LUNEDI,VENIVO GUARDATO COME UN MARZIANO,"LA CHIESA NON PUO' SOSTITUIRE LO STATO",NON SI DICEVA MA TRASPARIVA DALLE PAROLE PERPLESSE!DA LUNEDI ASSAPORERO' SULLA MIA PELLE COSA SIGNIFICAVA PER QUELLE PERSONE,E FORSE AVRO' ANCORA,E ME NE DISPIACE,CONFERMA CHE PER CAPIRE LE COSE BISOGNA ASSAGGIARLE SULLA PROPRIA PELLE ,SE NO NON SI GUSTA APPIENO IL SAPORE DELLA "SOLITUDINE", E DEVO DIRVI CHE HO VERGOGNA DELLE COSE CHE PENSAVO DI FARE ,ANCHE DA SOLO,E CHE NON HO FATTO!ED HO VERGOGNA DELLE SOCIETA' CHE NE HO FATTO PARTE,PERCHE' ANCORA OGGI SI DISCUTE DELLA PUREZZA DELLA DOTTRINA E DELLA SUA APPLICAZIONE PERDENDO PER STRADA IL SENSO DEL TUTTO!CHE DIRE......CHE RISPOSTE .........?

martedì 6 gennaio 2009

Indiani d'America - testo di Capo Dan George - L'Anima di un Popolo

I nostri figli devono andare a scuola per essere civilizzati. Lì vengono a conoscenza delle chiese. Sembra che esse siano state costruite con l'intenzione di addossarsi colpe l'uno con l'altro. Quando la gente trova da ridire sulle chiese anche Dio viene coinvolto nelle loro contese. La chiesa di mio nonno non era costruita da uomini: quindi lui non avrebbe mai potuto insegnarmi a litigare con Dio. La nostra chiesa era la natura. Abbiamo perso così tanto. Sebbene le circostanze fossero contro di noi, la colpa è anche nostra. Non abbiamo saputo affrontare lo shock che l'uomo bianco ci inflisse. Sono nato in una cultura che viveva in case aperte a tutti. Tutti i figli di mio nonno e le loro famiglie vivevano in un'abitazione di 26 metri e mezzo di lunghezza, vicino alla spiaggia, lungo una insenatura. Le loro camere da letto erano separate da una tenda composta di canne, ma un unico fuoco comune nel mezzo serviva ai bisogni culinari di tutti. In case come queste la gente imparava a vivere e a rispettare i diritti di ognuno. I bambini dividevano i pensieri del mondo degli adulti e si trovavano circondati da zie e zii e cugini che li amavano e non li minacciavano. Oltre a questa reciproca accettazione, c'era un profondo rispetto per ogni cosa presente in natura che li circondasse. Per mio padre la terra era la sua seconda madre. Era un dono del Grande Spirito e l'unico modo di ringraziarlo era quello di rispettare i suoi doni. L'uomo bianco invece ama solo le cose che possiede: non ha mai imparato ad amare le cose che sono al di fuori e al di sopra di lui.In realtà o l'uomo ama tutto il creato o non amerà niente di esso.La mia cultura dava valore all'amicizia e alla compagnia, e non guardava alla privacy come a una cosa cui tenersi aggrappati, poiché la privacy costruisce muri su muri e promuove la sfiducia. La mia cultura viveva in grandi comunità familiari, e fin dall'infanzia le persone imparavano a vivere con gli altri. La mia gente non dava valore all'accaparramento di beni privati: tale azione era disonorevole per la nostra gente. L'indiano guardava a tutte le cose presenti in natura come se appartenessero a lui e supponeva di dividerle con gli altri e di prendere solo quelle di cui aveva bisogno. Ognuno ama dare nello stesso modo in cui riceve. Nessuno desidera continuamente ricevere. Tra poco sarà troppo tardi per conoscere la mia cultura, poiché l'integrazione ci sovrasta e presto non avremo valori se non i vostri. Già molti fra i nostri giovani hanno dimenticato le antiche usanze, anche perché sono stati presi in giro con disprezzo e ironia e indotti a vergognarsi dei loro modi indiani.

lunedì 5 gennaio 2009

La carità è l'unica cosa che non avrà mai fine

Tonino ci ha chiesto di poter postare di nuovo sul blog.Ciao a tutti.